domenica 16 gennaio 2011
To Love Somebody
Questo è un brano fantastico dei Bee Gees , pubblicato nel giugno 1967, creato per l'indimenticabile Otis Redding.
Ogni tanto devo riproporlo ... Mi piace troppo.
Una grande tristezza mi assale quando penso a Maurice, uno dei 3 Fratelli Gibb che componevano il gruppo (quello alla tastiera con il cappello) morto improvvisamente nel 2003. Infatti poi il gruppo fu sciolto.
Ogni tanto devo riproporlo ... Mi piace troppo.
Una grande tristezza mi assale quando penso a Maurice, uno dei 3 Fratelli Gibb che componevano il gruppo (quello alla tastiera con il cappello) morto improvvisamente nel 2003. Infatti poi il gruppo fu sciolto.
mercoledì 12 gennaio 2011
La Cattedrale Del Mare
Ultimamente ho letto questo bellissimo romanzo storico di Ildefonso Falcones.
Non ho mai amato molto i romanzi , ma questo libro mi ha affascinato dal primo all’ultimo capitolo.
La Cattedrale in questione è la stupenda chiesa gotica Santa Maria del Mar di Barcellona che fa da cornice alla complicata vita di un servo della gleba di nome Arnau.
Si svolge nella Barcellona del XIV secolo durante i lavori per la costruzione della suddetta chiesa.
Non ho mai amato molto i romanzi , ma questo libro mi ha affascinato dal primo all’ultimo capitolo.
La Cattedrale in questione è la stupenda chiesa gotica Santa Maria del Mar di Barcellona che fa da cornice alla complicata vita di un servo della gleba di nome Arnau.
Si svolge nella Barcellona del XIV secolo durante i lavori per la costruzione della suddetta chiesa.
Un periodo storico decisamente interessante e travagliato , oltre che ricco di temi sociali , alcuni ancora attualissimi.
L'aristocrazia che sfrutta e umilia vergognosamente i poveri e tra giochi di potere , guerre , fame , inquisizione , peste e razzismo si snoda la vicenda.
In questo variegato contesto non mancano mai i colpi di scena e neanche i tormentati risvolti sentimentali tipici dei romanzi.
Il bravo scrittore Ildefonso Falcones , di professione avvocato e al suo primo libro , riesce ad amalgamare ottimamente tutti gli elementi facendo entrare il lettore con il fiato sospeso in quel fascinoso e crudo periodo storico. 642 pagine di buona lettura.L'aristocrazia che sfrutta e umilia vergognosamente i poveri e tra giochi di potere , guerre , fame , inquisizione , peste e razzismo si snoda la vicenda.
In questo variegato contesto non mancano mai i colpi di scena e neanche i tormentati risvolti sentimentali tipici dei romanzi.
mercoledì 5 gennaio 2011
martedì 4 gennaio 2011
Edvin Marton
Credo sia un vero fenomeno questo giovane compositore violinista Ungherese. Suona con estrema facilità qualsiasi brano e pare giocare con il Suo meraviglioso violino Stradivari.
Famose le Sue esibizioni sul ghiaccio, come in questo video con lo strepitoso pattinatore Evgeni Plushenko.
Il bravo Marton , dotato di grande tecnica , si distingue per la pulizia del suono e interpretazioni molto coinvolgenti. I Suoi virtuosismi creano sempre un'atmosfera in grado di far sognare il pubblico. Impossibile non applaudirlo. Bravissimo ! Ho postato solo 3 video , ma vale la pena di guardarne anche altri.
Il bravo Marton , dotato di grande tecnica , si distingue per la pulizia del suono e interpretazioni molto coinvolgenti. I Suoi virtuosismi creano sempre un'atmosfera in grado di far sognare il pubblico. Impossibile non applaudirlo. Bravissimo ! Ho postato solo 3 video , ma vale la pena di guardarne anche altri.
N.B. Mi ero chiesto come potesse il ragazzo possedere uno Stradivari ? Curiosità appagata da Wikipedia.
Nel 1996 partecipò ad una competizione Mondiale in Canada, a cui parteciparono oltre 350 violinisti. La vittoria in questa competizione consentì a Marton di ottenere la concessione per tutta la sua vita di suonare un violino Stradivari posseduto da una banca Svizzera, costruito nel 1697 e utilizzato 200 anni prima da Paganini.
domenica 2 gennaio 2011
Cenone di San Silvestro in offerta speciale
Come Vi avevo già annunciato nel post precedente, ho passato la Notte di San Silvestro al ristorante con Amici. Avevamo adocchiato il locale circa un mesetto fa , il prezzo era molto conveniente e ricco di tantissimi antipasti , 2 primi , 2 secondi , vini a volontà , musica dal vivo e ogni ben di Dio si potesse immaginare.
Ci presentiamo all’appuntamento alle 20,30 , ci fanno accomodare in un enorme salone. Il mio gruppo era formato da 20 persone e con tutti gli altri commensali per un totale di 1600 individui.
Piatti e bicchieri rigorosamente di carta , ognuno di noi a fianco del piatto, aveva una trombetta , coriandoli e stelle filanti.
Purtroppo gli antipasti erano serviti a buffet , disposti sopra un tavolo di soli 2 metri per 1 , distanziati di 30 metri dal massiccio gruppo di commensali.
Una corpulenta capo cameriera, emettendo un terrificante urlo alla Tarzan , dava inizio alle libagioni
Cose pazzesche … 1600 forsennati che correvano in direzione dei tavolini degli antipasti travolgendo tutto, persone che cadevano come birilli e venivano calpestate dalla folla affamata.
Altre persone venivano sgambettate prima di avvicinarsi al tavolo, un uomo era steso sul pavimento a pancia giù con la mano mozzata … Reo di aver tentato di prendere un’acciuga. Un’anziana Signora veniva tirata per i capelli e forchettata alla gola per un grissino.
Nel frattempo, si erano formati 2 gruppi ben distinti , con tanto di barricate formate da materassi e reti di fortuna. Bottiglie di spumante venivano svuotate e trasformate in bombe molotov e si udirono anche colpi di cannone.
Ormai l’agognato antipasto mai raggiunto, era diventato un pretesto per dare libero sfogo all’atavico desiderio di riscatto.
Dopo 73 minuti di feroce battaglia , le lasagne servite tempestivamente dalla Croce Rossa Italiana , placavano finalmente i contendenti.
La spartizione del bottino di guerra e lo scambio dei prigionieri, restituivano alla festa i suoi connotati primari .
Il resto della cena poteva così proseguire con regolarità , addirittura sfiorando eccessi di cortesie e lusinghe , quando una tartina venne offerta ad una Donna incinta.
La musica dal vivo, promessa sul depliant?… Un omino con una minuscola chitarrina elettrica, cantava seguendo una base programmata dal computer .
Nessun problema , la voglia di divertirsi ad ogni costo era troppo forte e superare questo piccolo dettaglio, una consuetudine quasi di rito.
Arriva la mezzanotte, dopo aver baciato e stretto la mano a tutti i sopravissuti , sono ritornato a casa sano e salvo. Evviva l’anno nuovo !
N.B. Naturalmente ho solo scherzato, nel ristorante ci siamo trovati benissimo , ottima cucina , cibo e bevande in gran quantità. Tornerò sicuramente altre volte.
Ci presentiamo all’appuntamento alle 20,30 , ci fanno accomodare in un enorme salone. Il mio gruppo era formato da 20 persone e con tutti gli altri commensali per un totale di 1600 individui.
Piatti e bicchieri rigorosamente di carta , ognuno di noi a fianco del piatto, aveva una trombetta , coriandoli e stelle filanti.
Purtroppo gli antipasti erano serviti a buffet , disposti sopra un tavolo di soli 2 metri per 1 , distanziati di 30 metri dal massiccio gruppo di commensali.
Una corpulenta capo cameriera, emettendo un terrificante urlo alla Tarzan , dava inizio alle libagioni
Cose pazzesche … 1600 forsennati che correvano in direzione dei tavolini degli antipasti travolgendo tutto, persone che cadevano come birilli e venivano calpestate dalla folla affamata.
Altre persone venivano sgambettate prima di avvicinarsi al tavolo, un uomo era steso sul pavimento a pancia giù con la mano mozzata … Reo di aver tentato di prendere un’acciuga. Un’anziana Signora veniva tirata per i capelli e forchettata alla gola per un grissino.
Nel frattempo, si erano formati 2 gruppi ben distinti , con tanto di barricate formate da materassi e reti di fortuna. Bottiglie di spumante venivano svuotate e trasformate in bombe molotov e si udirono anche colpi di cannone.
Ormai l’agognato antipasto mai raggiunto, era diventato un pretesto per dare libero sfogo all’atavico desiderio di riscatto.
Dopo 73 minuti di feroce battaglia , le lasagne servite tempestivamente dalla Croce Rossa Italiana , placavano finalmente i contendenti.
La spartizione del bottino di guerra e lo scambio dei prigionieri, restituivano alla festa i suoi connotati primari .
Il resto della cena poteva così proseguire con regolarità , addirittura sfiorando eccessi di cortesie e lusinghe , quando una tartina venne offerta ad una Donna incinta.
La musica dal vivo, promessa sul depliant?… Un omino con una minuscola chitarrina elettrica, cantava seguendo una base programmata dal computer .
Nessun problema , la voglia di divertirsi ad ogni costo era troppo forte e superare questo piccolo dettaglio, una consuetudine quasi di rito.
Arriva la mezzanotte, dopo aver baciato e stretto la mano a tutti i sopravissuti , sono ritornato a casa sano e salvo. Evviva l’anno nuovo !
N.B. Naturalmente ho solo scherzato, nel ristorante ci siamo trovati benissimo , ottima cucina , cibo e bevande in gran quantità. Tornerò sicuramente altre volte.
venerdì 31 dicembre 2010
Notte di San Silvestro
Cari Amici di Blogger, Vi auguro una bellissima festa di capodanno. Divertitevi molto questa notte, gli altri 364 giorni non promettono molto bene.
Ho prenotato un intrigante cenone al ristorante con Amici, potrò finalmente dedicarmi ai piaceri della carne, eh.. eh.. vegetariano pentito.
Seguiranno brindisi , giochi , danze e trenini vari , io mi piazzerò sempre nel vagone di coda ... Non si sa mai!
Nel ballo sono molto portato , ho solo bisogno di una Dama molto robusta. Nel latino americano mi muovo con la flessibilità di Pinocchio . Sono bravissimo nel ballo del mattone, in quanto posso addormentarmi appoggiato alla morbidezza della mia Dama.
Comunque vada , ritornerò a casa alle 5 del mattino, con il cerchio alla testa , una trombetta in mano e la faccia da ebete.
Evviva il 2011, bevetevi un bicchierino con me !
Augurissimi di cuore a tutti. :-))
giovedì 30 dicembre 2010
martedì 28 dicembre 2010
TeleTu , appello informativo grazie.
Da sempre sono con la Telecom , attualmente con il profilo Alice casa ,Adsl 7 mega senza limiti più telefonate numeri fissi nazionali senza limiti. Il tutto a 45 euro al mese, servizio abbastanza buono,anche se non ancora perfetto.
Sono stato contattato da una operaratrice di TeleTu , mi ha proposto le stesse condizioni di Telecom.
A 19 euro al mese per 12 mesi ,successivamente 38 euro al mese.
Come potete notare il risparmio è molto consistente...Ma il servizio come sarà???
Non vorrei passare dalla padella alla brace! Potete aiutarmi ? grazie!-----------------------------------------------------------------
Per Francy , 04/01/ 2011
Nota bene il mio angolino in mansarda. A sinistra sul modem l'amico Ludvig,al centro sul desktop ,l'amica Francy, a destra appoggiato alla stampante il vinilico di Karajan e Géza Anda.
Tutto un pò offuscato, questa mattina c'è poca luce e il flash non ha funzionato.
Ciaooooooooooo !
giovedì 23 dicembre 2010
Auguri a tutti
Cari Amici di blogger, Augurandovi un sereno Natale per Voi e le Vostre Famiglie, Vi dedico una bellissima poesia di Primo Levi
Un grande abbraccione a tutti e godetevi le feste in allegria, aprendo tanti pacchettini .. wow !
Un grande abbraccione a tutti e godetevi le feste in allegria, aprendo tanti pacchettini .. wow !
Agli Amici
Cari amici, qui dico amici
Nel senso vasto della parola:
Moglie, sorella, sodali, parenti,
Compagne e compagni di scuola,
Persone viste una volta sola
O praticate per tutta la vita:
Purché fra noi, per almeno un momento,
Sia stato teso un segmento,
Una corda ben definita.Dico per voi, compagni d’un cammino
Folto, non privo di fatica,
E per voi pure, che avete perduto
L’animo, l’anima, la voglia di vita.
O nessuno, o qualcuno, o forse un solo, o tu
Che mi leggi: ricorda il tempo,
Prima che s’indurisse la cera,
Quando ognuno era ancora un sigillo.
Di noi ciascuno reca l’impronta
Dell’amico incontrato per via;
In ognuno la traccia di ognuno.
Per il bene od il male
In saggezza o in follia
Ognuno stampato da ognuno.
Ora che il tempo urge da presso,
Che le imprese sono finite,
A voi tutti l’augurio sommesso
Che l’autunno sia lungo e mite.
lunedì 20 dicembre 2010
La legge del più forte
La tragica fine di Filippo II di Savoia (d'Acaia Principe di Piemonte), per opera di Amedeo VI di Savoia , meglio conosciuto come il Conte Verde, Signore della Savoia e Conte d'Aosta e Moriana. Ecco i fatti!
Una parte dei domini Piemontesi controllati da Amedeo VI di Savoia ( Conte Verde),compresi tra Ivrea,Chieri,Pinerolo,Fossano e Savigliano, una lunga striscia che attraversa verticalmente il cuore della Regione, ma da cui sono escluse Torino e la Valle di Susa) ,sono affidati sin dalla fine del XIII secolo al ramo collaterale dei Pricipi Acaia, con i quali il Conte non ha mai avuto un rapporto sempre amichevole.
La crisi arriva nel 1356, quando Giacomo d'Acaia impone un pedaggio ai mercanti che attraversano le sue terre di Chieri e di Testona nella collina Torinese, per poi diregersi verso la via Francigena nella Valle di Susa.
Non è solo una questione di dazio.. si tratta di dirottare i traffici verso Pinerolo, (altra terra degli Acaia) e qui attaverso la Val Chisone e il Valico del Monginevro verso la Francia.. una via alternativa alla Valle di Susa, il che avrebbe significato un danno economico e politico di rilievo per i Savoia.
Il Conte Verde reagisce bruscamente, e armi in pugno occupa Buriasco e Frossasco, poi assedia Balangero e Ivrea.
Il Conte Verde reagisce bruscamente, e armi in pugno occupa Buriasco e Frossasco, poi assedia Balangero e Ivrea.
Sconfitto Giacomo d'Acaia, si incontra con il Conte Verde nel Castello di Ciriè e fa atto di sottomissione ritirando il pedaggio, la crisi viene così solo rimandata di 3 anni, a quando verrà reintrodotto il pedaggio nel 1359.
Questa volta il Conte si arrabbia sul serio.. nuova discesa Sabauda nella primavera del 1360, che si conclude con il saccheggio di Savigliano e nuova sottomissione di Giacomo d'Acaia.
Questa volta il Conte si arrabbia sul serio.. nuova discesa Sabauda nella primavera del 1360, che si conclude con il saccheggio di Savigliano e nuova sottomissione di Giacomo d'Acaia.
Il furbo Conte Verde, per meglio garantirsi del ribellismo, impone a Giacomo, da poco rimasto vedovo di Sibilla del Balzo, di sposarsi con Margherita di Beaujeu, figlia 16enne di uno dei suoi collaboratori più fidati.
Guarda a caso.. Margherita di Beaujeu , oltre alla giovane età è anche talmente avvenente da mettere in subbuglio ormonale il vecchio marpione 52 enne Giacomo, che naturalmente attratto dal prelibato Bocconcino .. accetta il matrimonio di buon grado.
Guarda a caso.. Margherita di Beaujeu , oltre alla giovane età è anche talmente avvenente da mettere in subbuglio ormonale il vecchio marpione 52 enne Giacomo, che naturalmente attratto dal prelibato Bocconcino .. accetta il matrimonio di buon grado.
Dopo qualche anno da questa unione nascono 2 Figli, Amedeo e Ludovico, il Conte obbliga Giacomo d'Acaia a diseredare il figlio di primo letto Filippo e assegnare tutta l'eredità ai figli di Margherita.
Filippo d'Acaia, ritrovandosi un futuro in mutande , giustamente non accoglie bene la cosa, e sceglie la via della ribellione armata.
Cerca alleati nell' aristocrazia Piemontese , arruola una compagnia di ventura e con l'appoggio dei Marchesi del Monferrato, contende il dominio delle terre Piemontesi di Margherita e i suoi 2 figli.
Cerca alleati nell' aristocrazia Piemontese , arruola una compagnia di ventura e con l'appoggio dei Marchesi del Monferrato, contende il dominio delle terre Piemontesi di Margherita e i suoi 2 figli.
Per circa un anno, Filippo fa girare le palline di santa ragione al Conte Verde.
Si combatte attorno i Castelli tra Pinerolo, Savigliano e Fossano, ma i rapporti di forza sono sfavorevoli al ribelle, Filippo si arrende al nell'agosto del 1368.
Si combatte attorno i Castelli tra Pinerolo, Savigliano e Fossano, ma i rapporti di forza sono sfavorevoli al ribelle, Filippo si arrende al nell'agosto del 1368.
Il Conte Verde , da buon figlio di buona donna che è .. sempre spregiudicato e spavaldo nelle sue scelte politiche, decide di fare un processo formale dall'esito scontato e un' esecuzione alquanto originale.
Filippo viene condannato a morte, la sentenza viene eseguita il 21 dicembre 1368 , legato mani e piedi, Filippo viene trasportato con una barca in mezzo al lago di Avigliana e annegato nelle gelide acque.
L'antica tradizione popolare legata all'anegamento del Principe e al periodico apparire del suo fantasma dalle acque , stanno a dimostrare l'utilizzazione politica del processo.. Amedeo VI non vuole semplicemente sbarazzarsi di un rivale.. ma dimostrare a tutti i suoi Sudditi la forza della sua autorità.
Filippo viene condannato a morte, la sentenza viene eseguita il 21 dicembre 1368 , legato mani e piedi, Filippo viene trasportato con una barca in mezzo al lago di Avigliana e annegato nelle gelide acque.
L'antica tradizione popolare legata all'anegamento del Principe e al periodico apparire del suo fantasma dalle acque , stanno a dimostrare l'utilizzazione politica del processo.. Amedeo VI non vuole semplicemente sbarazzarsi di un rivale.. ma dimostrare a tutti i suoi Sudditi la forza della sua autorità.
La tragica fine di Filippo d'Acaia, alla quale contadini e borghigiani assistono dal bordo del lago, entra nell'immaginario collettivo, trasformandosi in leggenda di paura, tramandata nei secoli dalla memoria della gente.
Amedeo VI ( Conte verde), pagherà poi in seguito nel 1383, crepando di peste a 49 anni. Tièee !
Amedeo VI ( Conte verde), pagherà poi in seguito nel 1383, crepando di peste a 49 anni. Tièee !
mercoledì 15 dicembre 2010
Vita da cani
Con il passo ancora incerto, Rocky si dirige verso la sua cuccia , Alice sullo sfondo osserva!
Qui sotto c' è un video realizzato nell'estate 2007 dal sottoscritto. Rocky e Alice fregano i grissini alla mia Mogliettina ! Rocky era in gran forma.
Cliccate 2 volte sul triangolino in basso a sinistra per farlo partire.
Qui sotto c' è un video realizzato nell'estate 2007 dal sottoscritto. Rocky e Alice fregano i grissini alla mia Mogliettina ! Rocky era in gran forma.
Cliccate 2 volte sul triangolino in basso a sinistra per farlo partire.
sabato 11 dicembre 2010
Morte annunciata
Non amo pubblicare fatti di cronaca nel blog, ma questa tragica vicenda mi ha particolarmente colpito. Rimette in discussione la libertà della Donna e i suoi diritti calpestati , in una società che non le tutela per niente! Leggete qui sotto l' articolo di Michele Brambilla " La Stampa " c'è da indignarsi e rabbrividire , pare incredibile possano accadere fatti del genere!
Qualcuno deve mettersi una mano sulla coscienza per questo assurdo delitto annunciato. A volte mi domando... Ma lo Stato Esiste?
Storia di Anna Rosa, uccisa due volte in cinque anni
Ieri i funerali della Donna che sopravvisse a 15 coltellate nel 2005. L'ex convivente a casa dopo soli 2 anni , lasciato libero di uccidere.
Michele Brambilla inviato a Matera
Ieri nella piccola e stracolma chiesa di San Rocco a Matera è stato celebrato un funerale annunciato cinque anni fa. Anna Rosa Fontana, 38 anni, è morta martedì sera, colpita dal suo ex convivente Paolo Chieco, 53 anni, con sei coltellate. Ma aveva cominciato a morire il 13 luglio del 2005, quando lo stesso Chieco, nello stesso punto – l’ingresso di casa di lei – aveva cercato di ammazzarla con quindici coltellate, non riuscendovi solo perché i soccorsi erano stati rapidi e l’ospedale a un passo. Tra le quindici coltellate di allora e le sei di martedì sono trascorsi cinque anni di benevola giustizia per il carnefice e di indicibile incubo per la vittima. Cinque anni di molestie, minacce, vane denunce.
Molto – forse troppo – spesso noi giornalisti usiamo l’espressione «cronaca di una morte annunciata», ma se c’è una volta in cui queste parole non sono né retoriche né esagerate è proprio questa. Quel che è successo a Matera in questi giorni, anzi in questi cinque anni, ha dell’incredibile, così come è incredibile che la vicenda sia scivolata via, quasi del tutto ignorata, da un media system tanto avido di storiacce di sangue e, a parole, tanto attento ai diritti delle donne.
Forse perché è successo a Matera, e non in una grande città? Chissà. Eppure, anche se non è stata ritenuta degna di un paio di colonne sui giornali, questa è una storia che purtroppo non riguarda solo la povera donna che ieri è stata accompagnata al camposanto da una città incredula. Quante Anna Rosa Fontana ci sono in Italia? Quante donne vivono nel terrore di veder apparire l’uomo che non si è rassegnato all’abbandono? L’uomo che in modo tanto perverso intende la promessa «per sempre»? L’uomo che cede «alla tentazione tanto diffusa – ha detto ieri don Angelo alla messa funebre – di risolvere un problema con la violenza?».
Anna Rosa Fontana non aveva avuto una vita fortunata. Il primo matrimonio era finito con una separazione. Le erano rimasti due figli maschi, che oggi hanno 17 e 12 anni. Poi aveva conosciuto Paolo Chieco, un manovale, ex macellaio. Avevano avuto una bambina, che oggi ha sei anni e probabilmente ancora non sa quanto malvagio sia stato il destino con lei.
Anna Rosa e Paolo si erano lasciati. O meglio lei aveva messo fine al rapporto, e lui non si era rassegnato. Il 13 luglio del 2005, in via Lucana 333, lui l’aveva aspettata e colpita con quindici coltellate al collo, al torace, alla pancia. L’aveva colpita alla presenza del figlio maschio più piccolo di lei, che allora aveva sette anni. Era rimasta una striscia di sangue dal portone fino all’ingresso dell’appartamento di Anna Rosa, al primo piano. Lui aveva chiamato il 113: «Ho ammazzato la mia convivente, vi aspetto». Ma Anna Rosa si salvò e visto com’era ridotta verrebbe da dire «per miracolo»: e se davvero si trattò di un intervento della bontà divina, era destinato a essere vanificato cinque anni più tardi dalla malvagità umana.
Il 15 luglio 2005, interrogato dal giudice, Paolo Chieco fa mettere a verbale la sua concezione dell’indissolubilità dell’amore: «In quel momento sono andato un’altra volta in macchina perché mi era venuta una furia di sangue, ho visto un coltello che si è trovato quando mi sono sloggiato di casa, l’ho visto, l’ho preso, sono andato un’altra volta e le ho dato con il coltello, però il portone era aperto, non ho forzato nessun portone. Ho cominciato a dare il primo colpo alla pancia, qua, affianca qua, però lei gridava sempre “Ti amo, ti amo, non mi colpire”… Io dicevo: “Non ci credo, come hai fatto le altre volte che hai detto tutte le bugie e sei ricorsa subito in Questura…” Lei disse: “No, questa volta…”, però io non la voleva ammazzare». Il giudice gli chiede se si ricorda quanti colpi le ha dato e lui risponde: «Non mi ricordo, in quel momento non pensavo più a niente… Il bambino gridava soltanto, diceva “Non lo fare, non lo fare”, però il bambino dopo non l’ho visto più». Il giudice domanda se si rende conto che con quel coltello – 33 centimentri di lama – la poteva uccidere. Chieco risponde: «In quel momento, adesso mi sto rendendo conto dello sbaglio che ho fatto». Il giudice gli chiede anche se non ha pensato alla loro bambina. Lui: «Sì che mi rendo conto. Io avevo detto a lei: “Vedi che io voglio vedere la bambina perché la bambina mi è entrata dentro al…”». A quel punto la deposizione si interrompe, il verbalizzante annota che l’indagato sta piangendo.
Il 7 novembre 2006 il giudice determina la pena in 12 anni e 6 mesi, ma per effetto del rito abbreviato c’è subito una riduzione: 8 anni e 4 mesi. In carcere però Chieco resta poco. Gli vengono presto concessi gli arresti domiciliari. Sapete che cosa vuol dire? Che un condannato sta a casa sua invece che in galera. E sapete dov’è la casa di Chieco? A trecento metri da quella di Anna Rosa Fontana. La giustizia italiana ha deciso che poteva stare lì. Dal 2007 solo trecento metri separano accoltellatore da accoltellata. Comincia, per Anna Rosa, un tormento che la uccide lentamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Il 28 settembre 2008 c’è il processo d’appello. All’imputato vengono concesse quelle attenuanti che si chiamano «generiche» e la pena viene ridotta a sei anni. Comunque troppi, per una giustizia così sollecita nel non deludere i garantisti. Anche per l’effetto dell’indulto del 2006, Chieco torna definitivamente libero nel 2009. In totale le quindici coltellate a una mamma in compagnia del suo bambino gli sono costate un paio d’anni di cella e uno abbondante di arresti domiciliari.
Libero, definitivamente libero. Libero anche di andare a suonare il campanello all’uscio di Anna Rosa, e non solo di spiarla con il binocolo come faceva quando pativa la terribile punizione degli arresti domiciliari. Lei si era accorta, di essere spiata. Aveva avvisato la polizia, che era andata in casa di Chieco e aveva sequestrato il binocolo. Su questo tipo di indiscreta «osservazione» hanno costruito dei film dell’orrore. Ecco, Anna Rosa Fontana ha interpretato un film dell’orrore per almeno tre anni, da quando il suo ex convivente è uscito di galera.
Lei accumula denunce su denunce, alla fine ha quasi timore di essere scambiata per pazza. Il 21 settembre va dal giudice e supplica: mi molesta continuamente, non ce la faccio più. Il 1˚ ottobre lui finge di invitarla a cena a Montescaglioso. La porta in una stradina sperduta, le stringe una corda al collo e la porta sul ciglio di un burrone. All’1,18 – ormai è il 2 ottobre, notte – Anna Rosa cerca di mandare un sms alla mamma. Non riesce neppure a concluderlo: «Mamma mi sta uccidendo, ora mi porta nel». All’1,40 riesce a mandare un sms al figlio Antonio: «Mi sta uccidendo corda al collo mi ha portato di forza nella tavernetta per paura che chiamo i carabinieri mi stava but nel burrone come devo fare».
Il 7 ottobre Anna Rosa va dai carabinieri che verbalizzano così la sua denuncia: «Con aria minacciosa e sotto la pioggia, mi intimava di dargli il cellulare, poi prendeva la mia borsetta e la buttava lontano da me. Poi apriva il bauletto dello scooter e vi prendeva un paio di guanti neri, o comunque di colore scuro, ed una corda bianca. Mentre si infilava i guanti mi diceva: “Comincia a pregare perché per te oggi è finita”. Io ero tremendamente impaurita e lo scongiuravo di non farmi del male perché vedevo il suo sguardo perso nel nulla. Era lo stesso che aveva quando nel 2005 mi aveva inferto ben 15 coltellate dopo avermi appostato nel portone di casa di mia madre». Anna Rosa riferisce ai carabinieri che Paolo le diceva: «Niente a me e niente a nessuno. Ti farò morire lentamente. Questa sera per te è finita. Allora, sei pronta vuoi dire le ultime preghiere? Stai diventando nera, stai morendo».
Così si conclude la denuncia della donna di quel 7 ottobre scorso: «La sottoscritta Anna Rosa Fontana è costretta a tutelare la sua incolumità e chiede che si voglia accertare la responsabilità del sig. Chieco Paolo, ravvisabili nei fatti narrati, individuandolo come autore del tentativo di omicidio, del sequestro di persona e dei numerosi appostamenti sotto la mia abitazione che evidenziano il reato di stalking». Precisa che dopo quel 1˚ ottobre è stata minacciata anche i giorni 4, 5 e 6 ottobre: pure pubblicamente, con urla in mezzo alla strada.
I carabinieri trasmettono la querela alla magistratura ma il giudice, di tutti i reati indicati, si sofferma sul più lieve: stalking. Lieve, per non dire altro, è anche la punizione: il 3 novembre Paolo Chieco riceve l’ordine di non avvicinarsi all’abitazione di Anna Rosa Fontana. Lunedì 6 dicembre lei telefona alla mamma: «Ho paura. Mi chiudo nel portone per nascondermi». Il giorno dopo Paolo Chieco uccide Anna Rosa Fontana proprio su quel portone, esattamente dove aveva cercato di ammazzarla cinque anni fa. Anche questa volta la donna è con uno dei suoi figli: è il più grande, quello di 17 anni. Le prime due coltellate Chieco le vibra sul collo, dicono che l’ha quasi decapitata. Le altre quattro alla schiena e sul fianco.
Ora Paolo Chieco è in carcere: il pm e il giudice sono due donne, le stesse che gli avevano ordinato di stare alla larga da Anna Rosa Fontana .Fonte La Stampa http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/379536/
Qualcuno deve mettersi una mano sulla coscienza per questo assurdo delitto annunciato. A volte mi domando... Ma lo Stato Esiste?
Storia di Anna Rosa, uccisa due volte in cinque anni
Ieri i funerali della Donna che sopravvisse a 15 coltellate nel 2005. L'ex convivente a casa dopo soli 2 anni , lasciato libero di uccidere.
Michele Brambilla inviato a Matera
Ieri nella piccola e stracolma chiesa di San Rocco a Matera è stato celebrato un funerale annunciato cinque anni fa. Anna Rosa Fontana, 38 anni, è morta martedì sera, colpita dal suo ex convivente Paolo Chieco, 53 anni, con sei coltellate. Ma aveva cominciato a morire il 13 luglio del 2005, quando lo stesso Chieco, nello stesso punto – l’ingresso di casa di lei – aveva cercato di ammazzarla con quindici coltellate, non riuscendovi solo perché i soccorsi erano stati rapidi e l’ospedale a un passo. Tra le quindici coltellate di allora e le sei di martedì sono trascorsi cinque anni di benevola giustizia per il carnefice e di indicibile incubo per la vittima. Cinque anni di molestie, minacce, vane denunce.
Molto – forse troppo – spesso noi giornalisti usiamo l’espressione «cronaca di una morte annunciata», ma se c’è una volta in cui queste parole non sono né retoriche né esagerate è proprio questa. Quel che è successo a Matera in questi giorni, anzi in questi cinque anni, ha dell’incredibile, così come è incredibile che la vicenda sia scivolata via, quasi del tutto ignorata, da un media system tanto avido di storiacce di sangue e, a parole, tanto attento ai diritti delle donne.
Forse perché è successo a Matera, e non in una grande città? Chissà. Eppure, anche se non è stata ritenuta degna di un paio di colonne sui giornali, questa è una storia che purtroppo non riguarda solo la povera donna che ieri è stata accompagnata al camposanto da una città incredula. Quante Anna Rosa Fontana ci sono in Italia? Quante donne vivono nel terrore di veder apparire l’uomo che non si è rassegnato all’abbandono? L’uomo che in modo tanto perverso intende la promessa «per sempre»? L’uomo che cede «alla tentazione tanto diffusa – ha detto ieri don Angelo alla messa funebre – di risolvere un problema con la violenza?».
Anna Rosa Fontana non aveva avuto una vita fortunata. Il primo matrimonio era finito con una separazione. Le erano rimasti due figli maschi, che oggi hanno 17 e 12 anni. Poi aveva conosciuto Paolo Chieco, un manovale, ex macellaio. Avevano avuto una bambina, che oggi ha sei anni e probabilmente ancora non sa quanto malvagio sia stato il destino con lei.
Anna Rosa e Paolo si erano lasciati. O meglio lei aveva messo fine al rapporto, e lui non si era rassegnato. Il 13 luglio del 2005, in via Lucana 333, lui l’aveva aspettata e colpita con quindici coltellate al collo, al torace, alla pancia. L’aveva colpita alla presenza del figlio maschio più piccolo di lei, che allora aveva sette anni. Era rimasta una striscia di sangue dal portone fino all’ingresso dell’appartamento di Anna Rosa, al primo piano. Lui aveva chiamato il 113: «Ho ammazzato la mia convivente, vi aspetto». Ma Anna Rosa si salvò e visto com’era ridotta verrebbe da dire «per miracolo»: e se davvero si trattò di un intervento della bontà divina, era destinato a essere vanificato cinque anni più tardi dalla malvagità umana.
Il 15 luglio 2005, interrogato dal giudice, Paolo Chieco fa mettere a verbale la sua concezione dell’indissolubilità dell’amore: «In quel momento sono andato un’altra volta in macchina perché mi era venuta una furia di sangue, ho visto un coltello che si è trovato quando mi sono sloggiato di casa, l’ho visto, l’ho preso, sono andato un’altra volta e le ho dato con il coltello, però il portone era aperto, non ho forzato nessun portone. Ho cominciato a dare il primo colpo alla pancia, qua, affianca qua, però lei gridava sempre “Ti amo, ti amo, non mi colpire”… Io dicevo: “Non ci credo, come hai fatto le altre volte che hai detto tutte le bugie e sei ricorsa subito in Questura…” Lei disse: “No, questa volta…”, però io non la voleva ammazzare». Il giudice gli chiede se si ricorda quanti colpi le ha dato e lui risponde: «Non mi ricordo, in quel momento non pensavo più a niente… Il bambino gridava soltanto, diceva “Non lo fare, non lo fare”, però il bambino dopo non l’ho visto più». Il giudice domanda se si rende conto che con quel coltello – 33 centimentri di lama – la poteva uccidere. Chieco risponde: «In quel momento, adesso mi sto rendendo conto dello sbaglio che ho fatto». Il giudice gli chiede anche se non ha pensato alla loro bambina. Lui: «Sì che mi rendo conto. Io avevo detto a lei: “Vedi che io voglio vedere la bambina perché la bambina mi è entrata dentro al…”». A quel punto la deposizione si interrompe, il verbalizzante annota che l’indagato sta piangendo.
Il 7 novembre 2006 il giudice determina la pena in 12 anni e 6 mesi, ma per effetto del rito abbreviato c’è subito una riduzione: 8 anni e 4 mesi. In carcere però Chieco resta poco. Gli vengono presto concessi gli arresti domiciliari. Sapete che cosa vuol dire? Che un condannato sta a casa sua invece che in galera. E sapete dov’è la casa di Chieco? A trecento metri da quella di Anna Rosa Fontana. La giustizia italiana ha deciso che poteva stare lì. Dal 2007 solo trecento metri separano accoltellatore da accoltellata. Comincia, per Anna Rosa, un tormento che la uccide lentamente, giorno dopo giorno, ora dopo ora.
Il 28 settembre 2008 c’è il processo d’appello. All’imputato vengono concesse quelle attenuanti che si chiamano «generiche» e la pena viene ridotta a sei anni. Comunque troppi, per una giustizia così sollecita nel non deludere i garantisti. Anche per l’effetto dell’indulto del 2006, Chieco torna definitivamente libero nel 2009. In totale le quindici coltellate a una mamma in compagnia del suo bambino gli sono costate un paio d’anni di cella e uno abbondante di arresti domiciliari.
Libero, definitivamente libero. Libero anche di andare a suonare il campanello all’uscio di Anna Rosa, e non solo di spiarla con il binocolo come faceva quando pativa la terribile punizione degli arresti domiciliari. Lei si era accorta, di essere spiata. Aveva avvisato la polizia, che era andata in casa di Chieco e aveva sequestrato il binocolo. Su questo tipo di indiscreta «osservazione» hanno costruito dei film dell’orrore. Ecco, Anna Rosa Fontana ha interpretato un film dell’orrore per almeno tre anni, da quando il suo ex convivente è uscito di galera.
Lei accumula denunce su denunce, alla fine ha quasi timore di essere scambiata per pazza. Il 21 settembre va dal giudice e supplica: mi molesta continuamente, non ce la faccio più. Il 1˚ ottobre lui finge di invitarla a cena a Montescaglioso. La porta in una stradina sperduta, le stringe una corda al collo e la porta sul ciglio di un burrone. All’1,18 – ormai è il 2 ottobre, notte – Anna Rosa cerca di mandare un sms alla mamma. Non riesce neppure a concluderlo: «Mamma mi sta uccidendo, ora mi porta nel». All’1,40 riesce a mandare un sms al figlio Antonio: «Mi sta uccidendo corda al collo mi ha portato di forza nella tavernetta per paura che chiamo i carabinieri mi stava but nel burrone come devo fare».
Il 7 ottobre Anna Rosa va dai carabinieri che verbalizzano così la sua denuncia: «Con aria minacciosa e sotto la pioggia, mi intimava di dargli il cellulare, poi prendeva la mia borsetta e la buttava lontano da me. Poi apriva il bauletto dello scooter e vi prendeva un paio di guanti neri, o comunque di colore scuro, ed una corda bianca. Mentre si infilava i guanti mi diceva: “Comincia a pregare perché per te oggi è finita”. Io ero tremendamente impaurita e lo scongiuravo di non farmi del male perché vedevo il suo sguardo perso nel nulla. Era lo stesso che aveva quando nel 2005 mi aveva inferto ben 15 coltellate dopo avermi appostato nel portone di casa di mia madre». Anna Rosa riferisce ai carabinieri che Paolo le diceva: «Niente a me e niente a nessuno. Ti farò morire lentamente. Questa sera per te è finita. Allora, sei pronta vuoi dire le ultime preghiere? Stai diventando nera, stai morendo».
Così si conclude la denuncia della donna di quel 7 ottobre scorso: «La sottoscritta Anna Rosa Fontana è costretta a tutelare la sua incolumità e chiede che si voglia accertare la responsabilità del sig. Chieco Paolo, ravvisabili nei fatti narrati, individuandolo come autore del tentativo di omicidio, del sequestro di persona e dei numerosi appostamenti sotto la mia abitazione che evidenziano il reato di stalking». Precisa che dopo quel 1˚ ottobre è stata minacciata anche i giorni 4, 5 e 6 ottobre: pure pubblicamente, con urla in mezzo alla strada.
I carabinieri trasmettono la querela alla magistratura ma il giudice, di tutti i reati indicati, si sofferma sul più lieve: stalking. Lieve, per non dire altro, è anche la punizione: il 3 novembre Paolo Chieco riceve l’ordine di non avvicinarsi all’abitazione di Anna Rosa Fontana. Lunedì 6 dicembre lei telefona alla mamma: «Ho paura. Mi chiudo nel portone per nascondermi». Il giorno dopo Paolo Chieco uccide Anna Rosa Fontana proprio su quel portone, esattamente dove aveva cercato di ammazzarla cinque anni fa. Anche questa volta la donna è con uno dei suoi figli: è il più grande, quello di 17 anni. Le prime due coltellate Chieco le vibra sul collo, dicono che l’ha quasi decapitata. Le altre quattro alla schiena e sul fianco.
Ora Paolo Chieco è in carcere: il pm e il giudice sono due donne, le stesse che gli avevano ordinato di stare alla larga da Anna Rosa Fontana .Fonte La Stampa http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/379536/
martedì 7 dicembre 2010
Aiutiamo Bruna !
Cari Amiche e Amici, un attimo di attenzione.. è importante,un appello molto urgente per fare in modo di dare una mano a una nostra amica, il suo nome è Bruna Cavasin,in questo momento si trova in grave difficoltà..perchè senza un lavoro,bisogna fare in modo che tutto questo sia fatto girare sui vostri blog,Bruna è una brava persona, seria e leale e lavoratrice,se altre persone faranno come me ci saranno più occasioni di aiutarla,confido nel vostro aiuto.
Grazie di cuore !
La promotrice di questo tam tam e Carla Colombo a cui va un grazie particolare,questo è il link del suo blog,per altre informazioni.
Http://artecarlacolombo.blogspot.com/
E questo è il link del blog di Bruna Cavasin di Rimini .
Http://lookuppainting.blogspot.com/
venerdì 3 dicembre 2010
I miei luoghi
Questa mattina approfittando della bella giornata ,ho inforcato la Mountan bike e sono entrato nel parco della " La mandria " ( Parco recintato più grande d'Europa) . Ho ripercorso il mio solito giro,quello che abitualmente faccio di corsa.
Munito di macchina fotografica , il mio scopo era di vedere il parco , non con gli occhi dell' utente habitué.. visto che abito a soli 300 m. dal parco , ma con quelli del turista affamato di curiosità.
Questo che vedete è un viale lungo circa 3 km. ho scattato questa foto a circa 400 metri dalla palazzina " Bizzaria " che noi chiamiamo " Bela Rosin " . E' ubicata in prossimità dell'omonimo ingresso ed in attestamento dell'antica strada La Costa, in adiacenza del muro di cinta.
Fu edificata tra il 1861 ed 1862 quale dono dell'allora Sovrano Vittorio Emanuele II alla moglie morganatica Rosa Vercellana. La sua originale destinazione fu a padiglione di caccia.
E' composta da un corpo centrale a forma esagonale e a tre piani fuori terra, completato da tre torri cilindriche che svettano ancora d'un piano; tra queste si articolano altrettanti terrazzi. Il corpo centrale e le torri sono hanno coperture a calotte vetrate. L'accesso avviene mediante una doppia scalinata esterna di forma ellittica. Sia all'interno che all'esterno l'edificio è caratterizzato da affreschi sia a "ramage" che a trompe l'oeil.
Qui mi trovo di fronte alla Cascina Rubbianetta , o complesso edificato nel 1863, sotto il regno di Vittorio Emanuele II, la sua denominazione originale era "Emanuella" in occasione della nascita del figlio Emanuele , avuto dalla Bela Rosin . Si presentava originariamente quale allevamento di cavalli. Dal corpo di fabbrica centrale si dipartono due bracci ellittici che gli conferiscono la tipica struttura a ferro di cavallo.
Il corpo centrale del complesso è a tre piani fuori terra, mentre i bracci sono a due piani fuori terra; di questi, il superiore è aperto verso l'area a verde centrale.Tutto il complesso è con finitura a mattoni faccia a vista.
Costruzione settecentesca sorta all'interno del parco, dove venivano allevati i puledri destinati alla caccia e alla cavalleria militare.
Si possono visitare i cantieri e gli Appartamenti Reali del Castello fatti rinnovare alla metà dell'Ottocento da Vittorio Emanuele II , primo re d'Italia. Il parco aperto al pubblico nel 1978 è di notevole interesse naturalistico-ambientale, infatti ha conservato buona parte della vegetazione originaria, e rappresenta uno degli ultimi esempi di bosco planiziale, cioè di copertura forestale che molte migliaia di anni fa ricopriva tutta la Pianura Padana.
Il Borgo Castello della Mandria è una delle Residenze Sabaude che nel 1997 sono state dichiarate dall 'Unesco " Patrimonio dell'Umanità"
Questo è uno dei viali che amo di più, alle mie spalle ho lasciato il Castello di cui Vi ho parlato sopra . La bellezza di questo viale in collegamento con il viale dei roveri , in tutto oltre 5 km. D'estate, questo splendido viale è completamente ombreggiato da alberi secolari, anche le giornate estive più calde ... qui sono gradevoli.
Munito di macchina fotografica , il mio scopo era di vedere il parco , non con gli occhi dell' utente habitué.. visto che abito a soli 300 m. dal parco , ma con quelli del turista affamato di curiosità.
Questo che vedete è un viale lungo circa 3 km. ho scattato questa foto a circa 400 metri dalla palazzina " Bizzaria " che noi chiamiamo " Bela Rosin " . E' ubicata in prossimità dell'omonimo ingresso ed in attestamento dell'antica strada La Costa, in adiacenza del muro di cinta.
Fu edificata tra il 1861 ed 1862 quale dono dell'allora Sovrano Vittorio Emanuele II alla moglie morganatica Rosa Vercellana. La sua originale destinazione fu a padiglione di caccia.
E' composta da un corpo centrale a forma esagonale e a tre piani fuori terra, completato da tre torri cilindriche che svettano ancora d'un piano; tra queste si articolano altrettanti terrazzi. Il corpo centrale e le torri sono hanno coperture a calotte vetrate. L'accesso avviene mediante una doppia scalinata esterna di forma ellittica. Sia all'interno che all'esterno l'edificio è caratterizzato da affreschi sia a "ramage" che a trompe l'oeil.
Questo è il torrente Casternone che attraversa il parco
Il nome Casternone ha origini romane ed è riconducibile al latino Castrum Nonum, che significa nono accampamento, e si riferisce al castro romano numero nove sito nella nostra valle e adibito a colonia penale. La limpidezza dell'acqua direi unica.Qui mi trovo di fronte alla Cascina Rubbianetta , o complesso edificato nel 1863, sotto il regno di Vittorio Emanuele II, la sua denominazione originale era "Emanuella" in occasione della nascita del figlio Emanuele , avuto dalla Bela Rosin . Si presentava originariamente quale allevamento di cavalli. Dal corpo di fabbrica centrale si dipartono due bracci ellittici che gli conferiscono la tipica struttura a ferro di cavallo.
Il corpo centrale del complesso è a tre piani fuori terra, mentre i bracci sono a due piani fuori terra; di questi, il superiore è aperto verso l'area a verde centrale.Tutto il complesso è con finitura a mattoni faccia a vista.
Sempre la Rubbianetta nello sfondo, vista dal viale
Questo è quello che io chiamo il rettilineo infinito,notate quanta gente che c'è, + 1 grado, alle 10,00
Questa foto l'ho scattata seduto dentro la fontana (chiusa per fortuna d'inverno),nello sfondo potete ammirare il Castello della MandriaCostruzione settecentesca sorta all'interno del parco, dove venivano allevati i puledri destinati alla caccia e alla cavalleria militare.
Si possono visitare i cantieri e gli Appartamenti Reali del Castello fatti rinnovare alla metà dell'Ottocento da Vittorio Emanuele II , primo re d'Italia. Il parco aperto al pubblico nel 1978 è di notevole interesse naturalistico-ambientale, infatti ha conservato buona parte della vegetazione originaria, e rappresenta uno degli ultimi esempi di bosco planiziale, cioè di copertura forestale che molte migliaia di anni fa ricopriva tutta la Pianura Padana.
Il Borgo Castello della Mandria è una delle Residenze Sabaude che nel 1997 sono state dichiarate dall 'Unesco " Patrimonio dell'Umanità"
Questo è uno dei viali che amo di più, alle mie spalle ho lasciato il Castello di cui Vi ho parlato sopra . La bellezza di questo viale in collegamento con il viale dei roveri , in tutto oltre 5 km. D'estate, questo splendido viale è completamente ombreggiato da alberi secolari, anche le giornate estive più calde ... qui sono gradevoli.
Qualche cavallo mi guarda incuriosito..in basso davanti la mia ombra imbaccucata |
Sono appena uscito dal Parco, io abito in quel villaggio che si intravede nello sfondo sulla collina dietro il bosco. Ok, per oggi basta, pedalo ancora per 3 minuti e sono a casa.
mercoledì 1 dicembre 2010
Prove su strada
Dopo 14 anni di lontananza dalle corse podistiche (la mia ultima gara risale al 1996 Maratona di Venezia), domenica scorsa ho deciso di cimentarmi in una corsa podistica di 10 km.
La brama di mettermi alla prova era molto forte, le bastonature degli infortuni, le ingiurie degli anni che passano, il ginocchio a pezzi, avevano minato seriamente il mio morale.
La brama di mettermi alla prova era molto forte, le bastonature degli infortuni, le ingiurie degli anni che passano, il ginocchio a pezzi, avevano minato seriamente il mio morale.
Da tempo, un forte desiderio di riscatto aleggiava in me ,una voglia impellente di riemergere , di rispolverare vecchi ricordi di gloria chiusi in soffitta da anni.
Non potevo più tradire il mio istinto di indomito guerriero, dovevo assolutamente agire. E così è stato!
Partenza ore 09: 30, giornata freddissima, - 5° , mi presento comunque al via in maglietta e pantaloncini corti, e con altri 600 concorrenti si parte!
Normalmente, nelle corse podistiche amatoriali libere a tutti, oltre alle varie categorie, per sesso e fasce d’età, esistono quelle sul campo, quelle che emergono dalle differenze di forma fisica.
Gruppo A, i migliori. Quelli che corrono fortissimo, fisico asciutto senza un filo di grasso, il viso marmoreo, impassibili, non un capello fuori posto, non sudano, non sbandano, delle perfette macchine da corsa, la falcata sempre possente e sicura, insomma.. creature dell’Olimpo.
Gruppo B, podisti che corrono discretamente, un pò di pancetta , fronte appena umida, respiro leggermente affannoso, qualche piccola discreta soffiata di naso e un paio di contenute sbandate.
Gruppo C (il mio), un disastro !Una vera armata Brancaleone, decine di kg. di sovrappeso, pancere dottor Gibaud, ginocchiere, smorfie del viso tipo scavi di Pompei, occhi stralunati.
In questo gruppo di disperati, qualcuno zoppica a sinistra ,altri a destra, con la schiuma alla bocca e la bandana alla Silvio.
I rantoli precoma sono molto frequenti, alcuni addirittura trascinano il trabiccolo porta flebo, i più stoici portano la bombola d’ossigeno sulle spalle, altri appoggiati alle stampelle invocano il 118.
Un aspetto che poi m’infastidisce moltissimo, è che… sputano! Si sputano! Eccome sputano, e con il freddo di questi giorni … tante biglie di ghiaccio cadono rimbalzando al suolo, evitarle è un vero problema.
Normalmente, nelle corse podistiche amatoriali libere a tutti, oltre alle varie categorie, per sesso e fasce d’età, esistono quelle sul campo, quelle che emergono dalle differenze di forma fisica.
Gruppo A, i migliori. Quelli che corrono fortissimo, fisico asciutto senza un filo di grasso, il viso marmoreo, impassibili, non un capello fuori posto, non sudano, non sbandano, delle perfette macchine da corsa, la falcata sempre possente e sicura, insomma.. creature dell’Olimpo.
Gruppo B, podisti che corrono discretamente, un pò di pancetta , fronte appena umida, respiro leggermente affannoso, qualche piccola discreta soffiata di naso e un paio di contenute sbandate.
Gruppo C (il mio), un disastro !Una vera armata Brancaleone, decine di kg. di sovrappeso, pancere dottor Gibaud, ginocchiere, smorfie del viso tipo scavi di Pompei, occhi stralunati.
In questo gruppo di disperati, qualcuno zoppica a sinistra ,altri a destra, con la schiuma alla bocca e la bandana alla Silvio.
I rantoli precoma sono molto frequenti, alcuni addirittura trascinano il trabiccolo porta flebo, i più stoici portano la bombola d’ossigeno sulle spalle, altri appoggiati alle stampelle invocano il 118.
Un aspetto che poi m’infastidisce moltissimo, è che… sputano! Si sputano! Eccome sputano, e con il freddo di questi giorni … tante biglie di ghiaccio cadono rimbalzando al suolo, evitarle è un vero problema.
A parte questi piccoli inconvenienti, sono arrivato in serata claudicante , con le gambe ghiacciate e l'andatura alla Frankenstein.
Il traguardo era deserto, solo un furgone della Findus mi aspettava, ma dopo aver controllato la data di scadenza mi ha rifiutato.
Il seguito mi diventa molto confuso, ricordo vagamente di aver ricevuto l’estrema unzione.
Il traguardo era deserto, solo un furgone della Findus mi aspettava, ma dopo aver controllato la data di scadenza mi ha rifiutato.
Il seguito mi diventa molto confuso, ricordo vagamente di aver ricevuto l’estrema unzione.
Esordio non troppo trionfalistico , qualche anima maligna mi ha
consigliato di passare al gioco delle bocce. Ci penserò.
Con una Dream cam , inventata dal Prof. De Utopis Chimerini , ho fotografato un mio sogno, eccolo!
Un pò sfocata.. fotografare i sogni non è facile !
consigliato di passare al gioco delle bocce. Ci penserò.
Con una Dream cam , inventata dal Prof. De Utopis Chimerini , ho fotografato un mio sogno, eccolo!
Un pò sfocata.. fotografare i sogni non è facile !
Iscriviti a:
Post (Atom)