venerdì 30 ottobre 2009

Il Cavallo e il vento


Girovagando per il web ho trovato questa splendida fiaba.. ho pensato di condividerla con Voi Cari Amici.
Il Cavallo e il vento
C’era una volta un cavallo che si chiamava Zingaro.
Veniva da lontano. Aveva attraversato terre, fiumi, valicato montagne, prima di arrivare ad una valle.
In essa Zingaro, alla fine, si era quasi stabilito.
“Quasi”, perché non aveva un posto fisso in cui stare.
Correva da un punto ad un altro, con il vento che gli gonfiava la criniera.
Mangiava l’erba dove gli pareva.

C’era anche un uomo che abitava nella valle.
La pensava in modo completamente diverso dal cavallo.
L’uomo metteva a frutto la terra, la recintava, costruiva mulini, laboratori, fabbriche, officine.
Con il passare del tempo, gli spazi per il cavallo si fecero sempre più limitati.

“Se continui così non potrò più correre. Ti prego, cerca di capire anche le mie ragioni.
Lasciami almeno un corridoio dove io possa correre”.
Quello che stava diventando il proprietario assoluto della valle fece una smorfia e non rispose.

Alla fine, per la frenetica attività dell’uomo, il cavallo si trovò chiuso in un piccolissimo appezzamento recintato. Fu costretto a finire la sua corsa.
Cominciò a mangiare l’erba.
Arrivò l’uomo.
“Ladro! Tu rubi la mia erba”.
Zingaro mosse stancamente la testa. La criniera si mosse appena.
“E tu mi hai rubato il vento”.


(fiabe contro l’intolleranza - di Italo Notarstefano) http://ilboscoancestrale.blogspot.com/

mercoledì 28 ottobre 2009

La leggenda del Ponte Arcobaleno

Questo video proposto dalla carissima Amica Lalla è dedicato a tutti coloro che hanno perso un animale..sperando rechi un pò di sollievo. Grazie Lalla.

venerdì 23 ottobre 2009

ieri..brutta giornata


Cari Amici, ieri c'è stato il funerale di mio cognato Beppe, un tumore maligno dei più aggressivi ha infierito violentemente sul suo corpo, stroncandolo in poco più di un mese. Ero molto legato a questa splendida Persona, da oltre trentanni si conviveva nella stessa casa trifamigliare,con un rapporto di grande amicizia e rispetto..per me era come un fratello e un solido punto di riferimento per tutta la famiglia.
Dopo il Funerale seguendo le sue volontà..abbiamo portato la salma nel tempio crematorio di Piscina ,vicino a Pinerolo (To)..dove si è svolta una cerimonia molto bella e commovente con musica di sottofondo scelta da lui in vita, (il Tema di Lara)..sono stati letti degli scritti, poi con il volto rigato dalle lacrime ci siamo abbracciati tutti attorno alla bara. A seguire la salma è stata cremata, le ceneri resteranno presso questo tempio il tempo necessario per ottenere l'autorizzazione dal Comune di Givoletto (To) per disperdere le ceneri sul monte Lera (Madonna delle nevi) come da sue volontà.
Ho piacere di farvi leggere il testo, letto prima in chiesa e poi nel tempio..scritto dalla figlia Francesca. Colgo l'occasione per ringraziarvi tutti per il sostegno morale.


Caro Beppe,
chi ti conosceva sa che sei stato un marito affettuoso,il migliore dei padri,un nonno premuroso e un amico sincero per tanti. I tuoi occhi chiari e trasparenti sempre luminosi, rispecchiano in pieno la tua anima: pura e nobile. Non ti serviva dire tante parole per farci sentire il tuo amore, il tuo essere discreto e riservato non impediva alla tua dolcezza e alla tua affettuosità, di illuminare il nostro cammino, di farci sentire importanti. La tua presenza e la tua saggezza sono sempre state un punto di riferimento su cui contare. Hai lottato fino all’ultimo, con la forza che ti distingueva, per restare con noi; nella tua semplicità non volevi altro. Purtroppo non è stato possibile, le nostre strade si sono momentaneamente divise, continuerai a vivere ogni giorno, ogni istante nei nostri cuori, fin quando ci ritroveremo. Grazie per averci dedicato la tua vita. Con tanto tanto tanto Amore La tua famiglia

venerdì 9 ottobre 2009

Tristano e Isotta

La storia d'amore più famosa della letteratura cortese, considerata ancora oggi tra le migliori della letteratura mondiale.
« Tristano e Isotta non si amano... ciò che essi amano è l'amore e il fatto stesso d'amare. Ed agiscono come se avessero capito che tutto ciò che si oppone all'amore lo garantisce e lo consacra nel loro cuore, per esaltarlo all'infinito nell'istante dell'abbattimento dell'ostacolo che è la morte »
(Denis De Rougemont)


Rivalen, re di Lyonesse, ha sposato Biancofiore, sorella del re Marco di Cerniw (Cornovaglia); egli muore tuttavia poco dopo, in guerra. Prima di morire anch'essa dal dolore, Biancofiore partorisce un figlio, a cui dà nome Tristano. Il bambino è allevato da suo zio il re Marco, il quale è sottoposto al pagamento di un gravoso tributo dal re d'Irlanda: diventato un giovane guerriero, Tristano decide di liberare la Cornovaglia da questa sottomissione e parte per l'Irlanda, dove riesce a uccidere il gigante Moroldo, fratello del re: viene tuttavia ferito con un colpo di spada avvelenato, ma è curato dalla figlia del re, Isotta, che non sa che egli ha ucciso suo zio. Tristano, una volta guarito, torna in Cornovaglia.

Pressato di sposarsi per garantire al trono una successione, il re Marco decide di prendere per moglie colei a cui appartiene un capello d'oro, portato dal mare da un uccello. Tristano, ricordandosi di Isotta, parte per l'Irlanda, ma, appena arrivato, deve combattere un terribile drago. Lo uccide, ma viene ferito, e, ancora una volta, curato da Isotta, che si accorge allora che egli è colui che aveva ucciso il Moroldo: rinuncia tuttavia a vendicarsi ed è promessa in sposa a Marco per sanare le rivalità tra i due regni. Si imbarca dunque con Tristano verso la Bretagna. Ma la regina d'Irlanda affida all'ancella Brangania un filtro magico, da far bere ai due sposi la notte di nozze: essi allora si innamoreranno profondamente l'uno dell'altra. Durante la navigazione, però, Tristano beve per errore il filtro, credendo che sia vino, e lo offre a Isotta: i due cadono preda dell'amore. Isotta sposa comunque Marco, facendosi sostituire da Brangania per la consumazione del matrimonio.

Seguono mesi di amori clandestini, di trucchi e menzogne, durante i quali i due innamorati rischiano costantemente di essere ingannati dai baroni invidiosi. Un nano malvagio, buffone del re, tenta di farli cogliere sul fatto durante un loro appuntamento notturno nel verziere, ma Tristano si accorge della presenza del re nascosto tra le fronde di un pino e riesce ad avvertire Isotta, che inscena un dialogo del tutto innocente. Un'altra volta, il nano sparge della farina sul pavimento della camera da letto regale: Tristano salta sul letto di Isotta per evitarla, ma così facendo gli si riapre una ferita che macchia di sangue le lenzuola. Scoperti e condannati a morte, i due riescono a fuggire e si rifugiano nella foresta del Morrois. Dopo tre anni, il filtro comincia a indebolirsi: non sopportando più la vita allo stato selvaggio, ed essendo stati scoperti da re Marco, Tristano decide di restituire la donna al re, e parte: si reca allora in Bretagna dove sposa Isotta dalle Bianche Mani, con la quale tuttavia non consuma il matrimonio.

Nel frattempo l'innocenza della regina è continuamente messa in dubbio dai baroni malvagi, inducendola a reclamare un'ordalia. In base a quest'usanza, Isotta dovrà giurare di essere stata sempre fedele al marito stringendo in mano un ferro incandescente: se avrà detto la verità, Dio la proteggerà rendendole giustizia. Tristano si reca alla cerimonia travestito da lebbroso, e aiuta la regina a superare una pozzanghera. Così ella può giurare di non aver mai stretto altro uomo che suo marito e il lebbroso stesso.

Più volte ancora Tristano si reca segretamente in Cornovaglia, travestito da pellegrino o da folle; una volta l'accompagna il cognato Caerdino, che offeso per l'ingiuria fatta da Tristano alla sorella (non aveva consumato il matrimonio con Isotta dalle Bianche Mani) vuole vedere con i suoi occhi la bellezza di Isotta la Bionda e l'intensità del suo amore. I due così fanno pace e Caerdino si proclama amante dell'ancella della regina, Brangania.

Ferito gravemente durante una spedizione, Tristano capisce che solo Isotta la Bionda può guarirlo e la manda a chiamare, chiedendo che vengano messe vele bianche alla nave con cui verrà, se lei accetta di venire, e vele nere se si rifiuta. Ella accetta, ma la sposa di Tristano, avendo scoperto il loro amore, gli riferisce che le vele sono nere. Credendosi abbandonato da Isotta, Tristano si lascia morire; la donna, arrivata troppo tardi presso di lui, muore di dolore a sua volta. Pentita per le conseguenze tragiche della sua menzogna, Isotta dalle Bianche Mani rimanda i corpi in Cornovaglia, facendoli seppellire assieme. Le piante che cresceranno sulla loro tomba, nocciolo e caprifoglio, si intrecceranno così strettamente che nessuno, mai, potrà separarle.
(Fonte Wikipedia)